PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO: Gole di Aielli
Le vacanze in Abruzzo fra le montagne del Parco Nazionale
d'Abruzzo.
Le attuali Gole di
Aielli-Celano erano in antico denominate Fauces e, nel medioevo, davano il nome
ad un abitato Foce, ad un bosco e ad un torrente. All'imbocco sono i ruderi
detti nel settecento di Castelluccio riferibili all'incastellamento medievale di
Foce: si riconoscono, oltre alle mura di recinzione, i resti del borgo interno
disposto su lunghe terrazze impostate su roccia. Nella parte alta, sul versante
est, una porta ricavata nella roccia con base gradinata permette di raggiungere
dall'esterno la torre-cintata sommitale composta da un recinto a pianta
triangolare con resti di piccole cisterne interne.
La torre, a pianta quadrata, e posta a rombo rispetto al pendio in modo da
presentare gli angoli sulla fronte di eventuali assalitori provenienti dalla
montagna o dal borgo sottostante.
Dai resti murari si evidenziano due fasi costruttive: una prima dell'XI-XII
secolo ed altra successiva alle distruzioni federiciane del 1231. A questo
abitato appartenevano ben sei chiese, S. Barbara, S. Donato, S. Marta, S.
Pietro, S. Nicola e S. Maria posta nell'interno delle Gole sopra la Fonte degli
Innamorati.
Nel corso del trecento il paese divenuto proprietà dei monaci Celestini di
Celano fu abbandonato a favore del vicino Aielli, ecco perché L'imbocco delle
Gole, la selva del Cimitero e parte dell'abitato di Celano sono ora in
territorio di Aielli..
L'ingresso alle gole (detto nell'ottocento "Bocca di Castelluccio") e
suggestivo, ma lo e ancora quando ci si inoltra nello stupendo e spettacolare
canyon facilmente percorribile da maggio ad ottobre (vista la pericolosità per i
periodi invernali e primaverili), dato il modesto dislivello di appena 250 metri
su 4,5 chilometri di percorso dall'imbocco fino alla Fonte degli Innamorati.
Il canyon e stato creato dal lavorio millenario del torrente Foce che nel tempo
ha separato il massiccio della Serra di Celano da quello del Sirente, creando le
pareti altissime che raggiungono le centinaia di metri in altezza.
A circa 600 metri dall'imbocco, sulla prima strettoia, si notano sulla roccia
fori rettangoli per alloggiamento di travi relativi ad un ponticello ligneo che
permetteva di superare, in primavera, un punto pericoloso per la caduta di acqua
del torrente: più oltre, a circa meta del percorso, inizia la grande curva dove
le pareti sono altissime e distano, in alcuni punti, circa 3 metri.
Arrivati al bivio per le "Fosse di S. Marco" si passa il torrente sulla sinistra
ed a un centinaio di metri, sulla sinistra, si può osservare la caduta della
"Fonte degli Innamorati" a quota 1029 (detta in passato "Spogna
di S. Marco") che un tempo riforniva di acqua il sovrastante eremo di S. Marco.
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