Turismo di montagna in Abruzzo
Itinerari per le vacanze estive sulle montagne d' Abruzzo
Le montagne dell' Abruzzo, sono tra le montagne più belle d' Italia e sicuramente le più belle degli Appennini.
Si può fare turismo fra le cime più alte, i migliori impianti, le piste più larghe e più
divertenti dell'Appennino, le località e i prodotti tipici: ecco l' offerta dell'Abruzzo per gli appassionati
della montagna.
L'Abruzzo è un paradiso per gli sciatori, certo, ma non solo: lo snowboard, lo
sci-alpinismo, lo snowrafting, lo slittino, lo sled-dog,il fondo, trekking,
montain-bike, enogastronomia trovano in
Abruzzo grandi spazi e percorsi di assoluto interesse. Per il fondo, ad esempio,
esistono oltre mille percorsi affascinanti e suggestivi immersi in una natura
splendida e selvaggia, come gli anelli nel secolare Bosco di S. Antonio a Pescocostanzo o tra le faggete del Parco Nazionale d'Abruzzo.
La regione Abruzzo vanta le montagne più alte dell'Appennino, per questo motivo non
deve sorprendere il fatto che i luoghi di soggiorno del Gran Sasso e della
Majella attraggono migliaia di entusiasti ogni anno, e non solo per sciare. Per
i più intraprendenti è possibile praticare lo sci alpinismo e lo snow board ;
rafting sulla neve, toboga, slitta trainata dai cani e lo sci da fondo sugli
altopiani di Campo Imperatore, Rocche, Cinque Miglia, Voltigno e i Piani Di
Pezza.
Il trekking in realtà sono più giorni consecutivi in ambiente,
solitamente cambiando luogo di pernottamento di giorno in giorno. Ma ormai il
neologismo come spesso accade è utilizzato in modo generico per indicare il
turismo a piedi in montagna.
Gli ambienti dei prati-pascoli montani occupano gran parte del territorio
protetto. In questi spazi aperti trovano ospitalità numerose specie erbacee di
grande interesse scientifico in quanto testimoni di una flora di tipo
settentrionale nel periodo post-glaciale ben più diffusa di oggi.
Gran Sasso, Velino - Sirente, Maiella, Monti Simbruini,
monti Corseolani:
montagne dell'appennino centrale, spesso sconosciute ai più, eppure ricche di
ambienti naturali, testimonianze umane storiche e religiose che ne fanno uno dei
territori più interessanti e ricchi del nostro paese. Questo sito vuole essere
una piccola guida a queste montagne, dedicata ad amanti della natura,
escursionisti ed a tutti coloro che, zaino in spalla e scarponi ai piedi, sono
pronti a sopportare un pò di fatica per scoprire una natura ancora intatta e
ricca di emozioni.
Il
massiccio del Gran Sasso si estende per circa 40 km. , tra le province di Teramo, Pescara e L'Aquila. Ai fini della descrizione, possiamo
individuare tre catene principali: la doppia dorsale che si estende tra il lago
di Campotosto e l'altipiano di Campo Imperatore, il complesso del Corno Grande -
Corno Piccolo, e la dorsale che orla a nord Campo Imperatore. Procedendo con
ordine, la prima dorsale ha origine nei pressi del Passo delle Capannelle, si
alza nelle vette del M. San Franco (2132 m.) del M. Jenca (2208 m.) e del Pizzo
di Camarda (2332 m.), prosegue con la rocciosa Cresta delle Malecoste e culmina
con il Pizzo Cefalone (2553 m.), a questa vetta segue la Cresta della Portella,
con la vetta omonima, che sovrasta la parte più alta dell'altopiano di Campo
Imperatore. A nord di questa dorsale, separata dalla lunga valle del Chiarino,
si alza l'imponente bastionata che culmina nella vetta del Monte Corvo (2623
m.), ridiscende presso la valle del Venacquaro e si rialza nella piramide
rocciosa del Pizzo D'Intermesoli, che scende ripido ad est sulla Valle Maone,
proprio di fronte al gruppo dei Corni. Il gruppo del Corno Grande si alza a nord
del Monte Portella, a cavallo fra i piani di Campo Imperatore e Campo Pericoli,
si tratta di un vasto complesso di aspetto dolomitico, che culmina nelle vette
del Corno Grande, disposte lungo una cresta a forma di U, la occidentale è la
più alta (2912 m.), a questa seguono, verso NE, la Centrale (2893 m.) e la
orientale (2903 m.) che scende sulle colline di Teramo con la più alta parete
rocciosa dell'Appennino: il Paretone. A nord della vetta occidentale, separata
dalla Sella dei Due Corni, si alza la vetta del Corno Piccolo (2613 m.) che
scende con ampi pratoni (i Prati di Tivo) verso l'abitato di Pietracamela. In
seno alla cresta del Corno Grande è situato il ghiacciaio del Calderone, il più
meridionale d'Europa, che purtroppo negli ultimi anni ha risentito molto
dell'innalzamento globale delle temperature che interessa il nostro continente.
L'ultima importante dorsale del massiccio si alza ad est del Corno Grande, con
la vetta di Monte Aquila (2494 m.), ridiscende al Vado di Corno e prosegue con
la cima del M. Brancastello (2385 m.), la caratteristica cresta del M. Prena
(2561 m.) ed infine la triangolare vetta del M. Camicia (2564 m.) che domina il
paese di Castelli con una impressionante parete rocciosa. Ai piedi di questa
catena, ad una quota media di 2000 m. circa, si estende Campo Imperatore,
probabilmente l'altopiano più vasto e spettacolare dell'appennino; un complesso
di pianori e catene minori lo separa dalla piana Aquilana.
Il massiccio del Velino divide la
piana di Fucino dalla conca de L'Aquila, ed è unito alla catena del Sirente
attraverso l'altopiano delle Rocche. Il nucleo principale del massiccio è
costituito dalle cime del Monte Sevice (2331 m.) - Monte Velino (2487 m.) -
Monte Cafornia (2424 m.), che si ergono come tre enormi piramidi sopra gli
abitati di Rosciolo, Massa D'Albe e Magliano dei Marsi. Da questo nucleo si
dipartono una serie di catene secondarie, con una forma a ventaglio. A NE si
alza la Magnola (2220 m.) (nota per il versante che scende su Ovindoli,
irrimediabilmente devastato dagli impianti sciistici), separata dal Velino dalla
profonda Valle Majelama, più a ovest, dalla cresta che congiunge Velino e
Cafornia si diparte la dorsale del Colle del Bicchero, che si biforca e
prosegue ad ovest con la bastionata del Costone e la vetta del Morrone, mentre
ad est si innalza nelle cime del Colle dell'Orso, Punta Trento e Punta Trieste,
che bordano a sud il Piano di Pezza. Tra il Monte Sevice ed il Morrone si alza
l'imponente Muro Lungo, con una delle pareti rocciose più alte dell'appennino
(ben visibile dalla A24, nei pressi del casello di Valle del Salto). A nord
della dorsale Morrone - Costone - Colle dell'Orso si aprono tre importanti
depressioni di origine glaciale, il Campitello, la valle del Puzzillo ed il già
citato Piano di Pezza. Oltre queste tre depressioni, l'andamento delle dorsali
si fa più complesso. Una catena importante è quella del Monte Cornacchia - Monte
Puzzillo, che limita a sud il pianoro di Campo Felice (ben noto agli sciatori
romani); oltre Campo Felice, a nord, si alza il Monte Cefalone, e poi la
catena di Monte Ocre (2205 m.) e Monte Cagno che si affacciano direttamente su
la piana de L'Aquila.
Il Sirente è in pratica un' enorme
placca calcarea (lunga decine di chilometri) che si innalza tra
l'altopiano delle Rocche e la piana di Sulmona, bordando a sud la valle Subequana e la sottostante valle dell'Aterno. Il versante nord è costituito da
un immenso bastione roccioso, che culmina nella cima del Monte Sirente (2348
m.), mentre il versante meridionale scende dolcemente ed uniformemente verso la
Marsica Fucense, con grandi pianori e avvallamenti modellati dai fenomeni
carsici. A rompere la monotonia di questo versante il sottogruppo della Serra di
Celano che si alza sopra l'abitato omonimo con un elegante sperone roccioso,
separato dal Sirente dalle suggestive Gole di Celano.
I monti Simbruini si estendono al confine fra
Lazio e Abruzzo per circa 30 Km. Sono costituiti da una
serie di dorsali parallele , separate da profondi valloni e intervallate da
pianori carsici (i cosiddetti 'campi'). Partendo da Ovest, la prima dorsale ha
origine fra i paesi di Oricola (Aq) e Arsoli (Rm), prosegue parallela all'alta
valle dell'Aniene e si eleva nelle cime del Monte Autore (1855 m.), del monte
Tarino (1961 m.) e del Monte Cotento (2015 m.), fino a congiungersi, presso il
Valico della Serra, con le altre dorsali che corrono più ad Est. Da questa
dorsale, scendono verso l'Aniene alcune valli dalla caratteristica forma ad
imbuto, la prima è quella del torrente Simbrivio, che tocca i comuni di
Vallepietra e Jenne, la seconda è quella ove ha origine l'Aniene stesso, nel
territorio del comune di Filettino. In seno a questa catena si aprono poi i due
altipiani di Camposecco e Campo della Pietra.
Una seconda dorsale si alza dalla piana del
Cavaliere e prosegue con la cresta della Serra Secca, con le elevazioni della
Cima di Vallevona (1818 m.) e del Monte Morbano, costeggia ad Est i pianori di
Campo della Pietra e Campo Ceraso e converge presso il Valico della Serra. A
separare questa dorsale dalla precedente è il lungo vallone del Fosso Fioio, il
quale costituisce il confine regionale fra Lazio e Abruzzo.
La terza dorsale si innalza sopra gli abitati di
Carsoli e Villa Romana con il Monte Fontecellese (1600 m.), prosegue con la
Cimata di Mazzacane, e la cima del Monte Midia (1757 m.) che sovrasta la
località sciistica di Marsia, la dorsale prosegue poi con il Monte Padiglione
(1627 m.) e, con elevazioni minori, si ricongiunge anch'essa al Valico della
Serra. La terza dorsale è separata dalla seconda dal vallone del Fosso S.Mauro,
che inizia nei pressi del paese di Pereto. Tra i pianori più importanti, vanno
ricordati la Valle della Dogana, Camporotondo ed il Pianoro della Renga, sopra
Capistrello.
Dal Valico della Serra, la catena dei Simbruini
prosegue con una dorsale unica, piegando verso Sud, con le cime del Cantaro, del
Gendarme, e del Viglio (2156 m.) che è la massima vetta del massiccio. Di qui la
catena prosegue poi, senza soluzione di continuità, nei Monti Ernici, sino alla
piana di Sora.
La Regione Verde d'Europa: l'Abruzzo conta nel suo territorio il 75% della fauna
del continente.
Numerosa è la presenza di piccoli mammiferi e
mustelidi quali: lepri, scoiattoli, talpe, faine e tassi. Tra i carnivori la
volpe è molto diffusa, inoltre, recenti studi hanno confermato la presenza di
almeno due branchi di lupi sul territorio dei Simbruini, sporadica la presenza
dell'orso. Tra gli ungulati l'unica presenza da segnalare è quella del cinghiale
(reintrodotto in massa a scopo venatorio). Notevole è anche l'avifauna: fra i rapaci si
annoverano il gheppio, il falco pellegrino e la poiana; rari gli avvistamenti di
aquile (probabilmente non stanziali). Fra gli strigiformi sono presenti il gufo,
la civetta, l'allocco e il barbagianni; diffusissimi anche i corvidi: cornacchia
grigia e gracchio corallino. Nelle immense faggete non è difficile udire o
avvistare il picchio (varie specie), la ghiandaia, il cuculo e il colombaccio.
Alle quote più basse, specialmente nei pressi dei paesi e delle coltivazioni, si
osservano facilmente cince, pettirossi, codirossi, cardellini, averle, upupa,
inoltre da notare la presenza di due varietà di
tritone (crestato e punteggiato) in alcuni invasi per l'abbeveramento del
bestiame.
Mentre nella zona del Velino - Sirente vanta presenze faunistiche di
tutto rispetto, prima di tutto i grandi carnivori: d'inverno non è difficile
imbattersi nelle piste lasciate dai lupi (sono presenti diversi branchi),
inoltre la presenza dell'orso marsicano è segnalata nei boschi del Sirente ed in
quelli dei Piani di Pezza. Tra gli altri mammiferi, molto diffuse la volpe e la
lepre, il cinghiale, il curioso ermellino. Sul versante meridionale del Monte
Velino sono stati da poco reintrodotti i cervi. Fra i rapaci da segnalare è la presenza dell'aquila
reale, che nidifica sulle alte pareti della Valle Majelama e delle Gole di
Celano; il maestoso grifone, reintrodotto dal CFS, veleggia imponente sui
pratoni del Velino e della Valle del Bicchero. E' presente anche la rara
coturnice, che frequenta le praterie d'alta quota; oltre ai comuni gracchi
corallini, picchi, cornacchie, ghiandaie. Da alcuni anni è stato reintrodotto il camoscio
d'abruzzo, che è facilmente osservabile nella zona di Campo Pericoli e sulle
balze rocciose del Pizzo Cefalone; non è difficile scorgere l'aquila reale, la
poiana e lo sparviero. Alle quote più basse, nelle foreste, la fauna è quella
tipica del resto dell'appennino: piccoli mammiferi, carnivori di media taglia,
mustelidi, ecc.
Notevole è anche la presenza vegetativa: alle quote più basse
prevalgono boscaglie di querce ed aceri, con fitto sottobosco (spesso
impraticabile!). Dai 1000-1200 m. in su domina il faggio, l'essenza
principe di questa montagna; le faggete si estendono su gran parte del
territorio dei Simbruini, spingendosi spesso sino a sotto le vette; tra le
più imponenti ricordiamo la faggeta di Campo Ceraso e della Ceria e quella
che si estende dal pianoro di Camposecco sino alla vetta del Monte Autore ed
ai pianori di Livata, Campaegli e Campobuffone. Tra i fiori caratteristici
dei Simbruini vanno senz'altro menzionate le numerose specie di orchidee
selvatiche, il giglio martagone, il giglio rosso, l'aquilegia vulgaris, la
genziana lutea, la genzianella, la primula, ecc. Come già detto, l'essenza principe è il faggio, le
foreste più imponenti sono quelle del Bosco di Cerasolo, ai piedi del Monte
Morrone, e quella che lambisce a nord le pareti rocciose del Sirente. Da notare
anche il bosco di betulle nell'alta valle di Teve. Alle quote più elevate,
prevalgono le distese di ginepro e pino mugo. Tra i fiori, il narciso selvatico
che fiorisce al disgelo, il comune croco, la primula, la genziana. Le pendici del Gran Sasso,
specialmente sul versante di Teramo, sono coperte da estese faggete e boschi
misti (alle quote più basse); più in alto, il complesso di dorsali rocciose e di
pianori carsici è praticamente privo di vegetazione arborea. Un discorso a
parte va fatto per il complesso dei due Corni: la sua forma tipicamente
dolomitica, caratterizzata da guglie appuntite, ripide pareti, creste
frastagliate, lo distingue nettamente dal resto del massiccio che, seppure in
forme e dimensioni più vaste, ripropone il paesaggio tipico della montagna
appenninica.
Ci sono molte località sciistiche da scegliere. Potresti provare Prati Di Tivo, le quali piste facilmente accessibili dal vicino e antico paesino di
Pietra Camela è tra le località più rinomate per lo sci dell'area Teramana.
Dalla più bassa quota di Prati Di Tivo ( 1450 m. ) potrete usufruire di 6 ski
lift, una seggiovia che vi condurrà fino ad Arapietra ( 2000 m. ) questi
impianti sono di servizio a circa 20 km di piste.
C'è anche un tracciato per lo sci da fondo. Un'altra località popolare, vicina
al Corno Grande ( 2912 m. ) – la cima più alta del Gran Sasso e della catena
appenninica – è Campo Imperatore, nel cuore dell'area sciistica più alta d'
Abruzzo, i cui ski lift si spingono fino a quota 2233 sul monte Scindarella. In
inverno è possibile raggiungerlo con la funicolare da Fonte Cerreto ( 1120 m. ).
La considerevole altitudine assicura neve buona per la maggior parte
dell'inverno. L'altopiano di Campo Imperatore è ideale anche per lo sci da
fondo.
Per i fuori pista e lo sci alpinismo prova le gole del Gran Sasso come per
esempio la discesa dei Tre Valloni. A poca distanza il bacino di Monte Cristo ( 1450 m. ) con 4 ski lift e altre
piste più corte. La località sciistica della Maiella: Roccaraso ospiterà i
Campionati Mondiali dei Giochi Invernali 2006.
Il primo visitatore con gli sci degli Appennini, Aldo Bonacossa, che arrivò nel
1923 descrisse il pendio più alto del Gran Sasso, il Corno Grande, come una
fantastica discesa, molto veloce – molto meglio della “Nuvolau'” di Cortina.
Questa discesa rimane ancora il dominio di sciatori alpinisti, ma la ricchezza e
la varietà di scelta delle località sciistiche e di piste in Abruzzo fa sì che
questa area sia ottimale anche per principianti, famiglie e appassionati uomini
sportivi.
L'agricoltura abruzzese vive un'importante fase
di trasformazione. Ha rivalutato il concetto di qualita’ sulla quantita’ ed
ha riscoperto, nelle zone interne, le colture dello zafferano e dei legumi.
Numerose aziende, inoltre, hanno sviluppato colture biologiche e
biodinamiche a tutela dell'ambiente e della salute dei consumatori. In
Abruzzo, dai tempi di Ovidio, l'olivo e la vite trovano il terreno ed il
clima ideale per produrre vini e olii di grande qualita’.
I vini D.O.C. abruzzesi sono il Trebbiano e il Montepulciano. Il
primo ha una vastissima zona di produzione e viene ricavato dal mosto fiore
del vitigno omonimo. Ha colore paglierino, profumo delicato, vinoso,
gradevole, sapore asciutto, sapido, vellutato e armonico. Il Montepulciano,
gia’ decantato in epoca romana dal poeta Ovidio, viene prodotto in tutte e
quattro le province abruzzesi. Ha colore rosso rubino con lievi sfumature
violacee e tendente all'arancione con l'invecchiamento; profumo vinoso,
tenue, gradevole; sapore asciutto, sapido, morbido, leggermente tannico.
A volte, vinificando l'uva di Montepulciano senza le vinacce, oppure con un
leggero contatto con esse nelle annate di scarso colore, al Montepulciano
d'Abruzzo si affianca la specificazione "Cerasuolo", a sottolineare il
colore rosso ciliegia che lo caratterizza.
Le inconfondibili sagome degli ulivi sono una presenza consueta tra i dolci
paesaggi delle colline delle province di Teramo, Pescara e Chieti. Prodotto
dagli uliveti che dalle falde del Gran Sasso al mare e dai colli chietini ai
piedi della Majella coprono le valli e le colline fino a 500 m di
altitudine, l'olio extravergine di oliva abruzzese e’ di qualita’ elevata.
La genuinita’, il sapore ed il profumo sono dati dalla spremitura meccanica
a freddo delle olive. Alcune fattorie offrono anche l'olio d'oliva limonato.
L’olio extravergine DOC prodotto in queste zone (in particolare a Loreto
Aprutino, Campli, Moscufo, Lanciano, Fossacesia e Guardiagrele) regge il
confronto con tutti i migliori olii italiani. Una tradizionale preparazione
casalinga, diffusissima oggi anche nei ristoranti e che puo' riservare
brutte sorprese agli incauti e' infine l’olio santo, un olio di prima
spremitura nel quale viene tenuto a macerare del peperoncino.
L’allevamento piu' diffuso in Abruzzo e' quello ovino. Da cio' deriva
l’importantissimo ruolo svolto nella gastronomia regionale dal pecorino
(fresco o stagionato) e dalla ricotta di pecora, che e' possibile acquistare
anche direttamente dai pastori. Tra le varieta' locali di questi formaggi
segnaliamo la giuncata, fresca e profumatissima, delle montagne del Teramano.
Ai piedi del Gran Sasso si puo' assaggiare il cacio (o pecorino) marcetto.
Farindola e' il centro della produzione del caprino (o capruzzo) da
consumare freschissimo. Un misto di latte bovino e ovino viene utilizzato
per la produzione della caciotta, a volte insaporita con il peperoncino. Con
il latte bovino (a volta misto con latte di capra) sono invece preparate le
tradizionali scamorze, che molti abruzzesi chiamano pero' mozzarelle, da
mangiare crude o cotte sulla brace o al forno. Sugli altopiani maggiori, e
in particolare nella zona di Rivisondoli e Pescocostanzo, si preparano
caciocavalli e latticini (trecce, bocconcini e fiordilatte) di ottima
qualita'. Soprattutto nel Chietino, geograficamente piu' vicino al Molise e
alla Puglia, si preparano burrelle o manteche.
I salumi occupano un posto d'onore nella gastronomia abruzzese sia
per il gusto che per le varieta’ di lavorazione.
I piu’ importanti e caratteristici sono le Annoje, salsicce di trippa
piccanti; le salsicce di fegato piccanti, diffuse in tutta la regione; le
salsicce di sangue nell'aquilano; le salsicce matte fatte con cotiche e
scarti nel chietino; il capicollo (lonza), diffuso in tutte le province; la
ventricina, specialita’ del lancianese; la coppa, insaccato fatto con le
cotiche, le cartilagini e le altre parti di seconda scelta del maiale
lessate e aromatizzate. Molto buone le passate di pomodoro fatte a
bagnomaria, ed i funghi (trifolati, farciti e tartufati) conservati
sott'olio.
Tra i liquori molto noto e’ il fuoco verde di Tocco da Casauria, meglio
conosciuto come Centerba; deliziosi i tre liquori dell'aquilano: il nocino,
la ratafia (distillato di amarene) e la genziana. Le zone interne sono
ricche di coltivazioni di cereali, tra cui eccelle la lenticchia nera di S.
Stefano di Sessanio, piccola e tenerissima, nota per il suo sapore deciso e
l'alto contenuto di ferro. Altrettanto interessanti sono le colture della
cicerchia, dei ceci e dei fagioli di Paganica. Sempre nell'interno,
specialmente nell'aquilano, si trova il tartufo nero utilizzato per la
realizzazione di numerosi piatti della gastronomia regionale. Tra le 28
varieta' di tartufi abruzzesi, la piu' nota e diffusa e' quella del tartufo
nero. Le principali zone di raccolta sono la Marsica e il Teramano. Oltre
che in cucina, il prezioso tubero viene utilizzato nella preparazione di
salsicce, olii e formaggi aromatizzati.
Lo zafferano, coltivato fin dal Rinascimento nella Piana di Navelli e
ottenuto dagli stimmi essiccati dei fiori del Crocus Sativus, viene usato,
oltre che in gastronomia, anche come pianta medicinale (aiuta la digestione,
combatte i reumatismi e le malattie da raffreddamento) e come ingrediente
per dolci e liquori. Ricavato a Navelli, Civitaretenga, Caporciano, San Pio
delle Camere e Prata d’Ansidonia dagli stimmi del crocus sativus , lo
zafferano abruzzese prende in buona parte la strada dell’Italia
settentrionale, dov’e' ingrediente fondamentale - tra l’altro - del risotto
alla milanese.
L'Abruzzo e’ una regione che offre numerose qualita’ di pasta, sia essa
bianca che a base di cereali minori come la pasta di grano duro macinata a
pietra, la pasta semintegrale e la pasta di farro. L'apicoltura abruzzese
oltre al miele, o meglio ai mieli, (tra cui particolarmente apprezzati sono
i monoflora), offre anche il polline, la pappa reale, il miele nocciolato ed
il miele alla frutta secca.