Vacanza Abruzzo: itinerario viaggio tra i castelli abruzzesi.
Il territorio abruzzese appare segnato in maniera diffusa e profonda dalla
presenza di castelli e strutture fortificate disseminate nel suo paesaggio.
Dalla fascia costiera a quella collinare e pedemontana fino alle aree
interne, la regione è costellata di esemplari architettonici di grande varietà,
sia tipologica che cronologica, che possono, per certi versi, raggrupparsi
proprio in relazione a questi ambienti geografici. Esaminando la zona litoranea,
si nota immediatamente che essa conserva un numero minore di opere militari
rispetto all'interno.
Una carenza dovuta essenzialmente a due fattori: da un lato la
minore difendibilità di queste aree, più aperte ed esposte al pericolo
dell'attacco dal mare; dall'altro il fortissimo sviluppo urbano di queste zone
in epoca recente, che ha naturalmente alterato in modo drastico le presenze
antiche. Le poche tracce rimanenti sono in grado comunque di descrivere un
paesaggio segnato, soprattutto dal cinquecento in poi, da un sistema di torri
costiere anticorsare, tutte molto simili tra loro, che costituiscono la
testimonianza sicuramente più cospicua del patrimonio litoraneo. Rientrano a
pieno titolo in questa tipologia le torri di Martinsicuro, della Vibrata, del Salinello, la torre di Cerrano
e quella di Punta Penna, per le quali si rimanda alla trattazione delle torri. .
Sono anche attestati in questa area geografica nuclei urbani
difesi da mura, di cui restano sporadici elementi superstiti, come a Giulianova, Tortoreto,
Francavilla. Uniche presenze imponenti, legate alla difesa dagli assedi e
dunque alla tipologia morfologica del castello rinforzato da bastioni
possono considerasi, nella fascia costiera, il forte di Vasto e il castello
aragonese di Ortona. Le aree collinari e montane sono decisamente più ricche
di edifici militari e fortificati. Le tipologie architettoniche sono più
variegate, in relazione anche alle più complesse vicende storiche ed
insediative di questa parte della regione. Le costruzioni in essa
disseminate si possono ricondurre infatti a molteplici radici; in primo luogo
all'esigenza di difesa dalle incursioni ungare e saracene che danno
l'avvio, dal IX all'XI secolo, a quel processo di incastellamento, già
ampiamente analizzato dal Toubert1 per l'area Sabina, che dovette essere
incisivo anche nella nostra regione. Le popolazioni vanno alla ricerca di
abitati difesi "naturalmente" dalle alture, fortificando a volte antichi
insediamenti risalenti all'epoca italica, creandone a volte di nuovi intorno
a pievi o villae sparse. A partire dall'età longobarda fino al XII secolo,
inoltre, sorgono ovunque torri di avvistamento, destinate in alcuni casi a
rimanere isolate, come quelle di Aielli e Collelongo, in altri, a divenire
fulcri intorno ai quali si addenseranno in età normanna, sveva e aragonese,
corpi fortificati più articolati che in alcuni casi andranno ad assumere
anche funzione abitativa (Roccascalegna, Pettorano sul Gizio, Popoli,
Roccacasale, Palmoli, Crecchio...). Altre strutture nascono più
esplicitamente con connotazioni residenziali, assumendo un aspetto ibrido
tra il palazzo fortificato ed il castello vero e proprio. Esse rimangono
come testimonianze della storia e della potenza delle più importanti
famiglie feudali presenti sul territorio regionale come gli Orsini il cui
nome è legato ai castelli di Avezzano e Scurcola Marsicana, i Piccolomini,
"committenti" dei castelli di Capestrano, di Balsorano e di Ortucchio, e i
Santucci, antichi proprietari del palazzo di Navelli. In altri casi, gli
insediamenti fortificati furono il frutto dell'espansione territoriale
operata, nei confronti dell'Abruzzo, dai grandi monasteri benedettini di
Montecassino, S.Vincenzo al Volturno e Farfa fin dall'alto medioevo; spesso
infatti, intorno ad abbazie e "grange" si crearono veri e propri agglomerati
fortificati come fu il caso, ad esempio, di S. Benedetto in Perillis. Il
quadro sin qui tracciato non mira naturalmente ad essere esaustivo sulla
varietà degli insediamenti fortificati e delle opere castrensi diffuse in
area abruzzese, essendo molte questioni relative all'incastellamento ancora
dibattute, ma vuole solo gettare un breve sguardo sulla ricchezza della
storia e dell'architettura della nostra regione, privilegiando quelle
costruzioni ancora accessibili e fruibili dal pubblico. Col trascorrere dei
secoli molte di queste straordinarie testimonianze del passato sono andate
perdute, altre sono state irrimediabilmente danneggiate dal tempo,
dall'abbandono, dalle calamità naturali e sono oggi rimaste allo state di
rudere, conservando comunque un fascino potente reso in molti casi
spettacolare dal contesto paesaggistico circostante; in altri casi le
strutture però hanno avuto un riutilizzo, sono cioè giunte, attraverso opere
di restauro considerevoli, a riacquistare un ruolo culturale importante per
le città; in particolare in molti casi, castelli e torri sono diventati
musei, ambienti espositivi, alberghi, ristoranti, ostelli, spazi per
convegni e in un caso (torre di Aielli) perfino Planetarium. Molte strutture
purtroppo sono ancora in attesa tanto di restauri quanto di appropriati
riutilizzi, altre sono rimaste proprietà privata di famiglie aristocratiche
e pertanto fruibili solo dall'esterno, nel loro valore di presenze urbane e
rurali. Tutte comunque, rappresentano un tratto fondamentale del nostro
paesaggio, tanto connaturate ad esso da sembrare presenze inseparabili dalle
sue montagne, colline e borghi, oggi, come negli affreschi quattrocenteschi
di Delitio per il Duomo di Atri, in cui una veduta di colline abruzzesi
incastellate, dà una rappresentazione fiabesca e sognante del nostro
territorio, che in fondo ancora gli appartiene.